Negli ultimi 12 mesi il WiMAX è balzato improvvisamente alla ribalta, scalando velocemente le priorità nelle agende della politica e dell’interesse dei media. Su WiMAX nell’ultimo anno si sono organizzati convegni, tavole rotonde, seminari, si sono scritti articoli, si son mossi politici, ministri, regolatori, operatori piccoli, operatori grandi, produttori, enti pubblici, enti locali, sindaci, associazioni di settore, di consumatori, di utenti, investitori, e tante altre realtà che nulla centrano direttamente con il mondo delle telecomunicazioni.
Prima di un’anno fa WiMAX era già conosciuto, apprezzato e atteso nell’ambiente delle tlc italiane, ma allora come mai tanto improvviso e diffuso fervore?
Alzi la mano chi, nel corso di ques’ultimo anno, è riuscito a sentir pronunciare la parola WiMAX disgiunta dal termine DigitalDivide: cosa vedo? Nessuna mano alzata? Eh già, di WiMAX si è parlato tanto, ma sempre in abbinamento con quel brutto problema del digital divide, che tutti aborrano, alcuni subiscono, pochi capiscono.
Che cos’è il Digital Divide?
Il termine, in generale, indica il divario che c’è tra le persone (o porzioni di popolazione) dotate di strumenti di comunicazione, informazione, elaborazione digitale al passo con i tempi, e quelle, per varie ragioni, che ne sono prive. Le ragioni possono essere economiche (non se lo possono permettere), culturali (non ne conoscono l’esistenza o manca la capacità di utilizzare, o non ne hanno l’interesse), infrastrutturali (manca la disponibilità delle tecnologie necessarie).
Nelle conversazioni correnti, il termine digital divide assume, tra queste, l’accezione di “indisponibilità di accessi a larga banda in alcune zone del territorio nazionale”, tipicamente le zone rurali e montane (ma in alcuni casi anche le cinture di periferia più esterna delle città). Dove, come si suole dire “manca l’ADSL”, chi desidererebbe allacciarsi e risiede in queste zone non puo’ farlo perché non trova fornitori che abbiano trovato commercialmente interessante (o economcamente sostenibile) installare l’ADSL in quelle zone. Quindi un digital divide infrastrutturale.
Quello del digital divide è sicuramente un problema importante, perché oggi che tutto lo sviluppo culturale, economico, sociale passa per i sistemi di elaborazione e comunicazione digitali avanzati, coloro i quali (persone o aziende) non possono accedere a tali sistemi sono discriminati, rimangono indietro rispetto al resto della popolazione. E’ giusto è importante risolverlo.
WiMAX, come il coniglio del prestigiatore, salta fuori e si candida a risolvere il problema.
Ecco spiegato il fervore dell’ultimo anno: il WiMAX, si dice, è la cura per il digital divide nazionale, ecco perché si è improvvisamente acceso l’interesse per una tecnologia da parte del mondo della politica, del Governo, e conseguentemente della stampa.
Ma perché proprio WiMAX? Quali particolari caratteristiche possiede che lo fanno eleggere a soluzione ideale? E’ veramente la tecnologia che risolve meglio di altre il problema? Ed è vero che non è possibile risolvere oggi il problema del digital divide senza WiMAX?
L’interpretare WiMAX come soluzione per il digital divide deriva da due ragioni: non conoscere esattamente quali siano le reali cause del digital divide, e da aver assunto come incondizionatamente vere alcune caratteristiche positive delle tecnologie WiMAX.
Le caratteristiche che hanno innescato l’illusione sono: a) che WiMAX consente una banda di accesso fino a circa 60MBps, b) la sua capacità di connettere apparati anche non in linea di vista tra le antenne, c) una portata che puo’ arrivare anche a 70Km.
Queste tre caratteristiche (che sono vere, in certi casi), associate tra loro ed accettate in maniera superficiale ed acritica, sembrano effettivamente essere la panacea del digital divide, perché se è vero che le aree digital divise sono in genere quelle distanti alcune decine di chilometri dalle metropoli, e che specie se si tratta di aree montane non sono in vista diretta delle città, un sistema in grado di allacciare utenti fino a 60Mbit, anche non in linea di vista e a diverse decine di kilometri di distanza sembra effettivamente la soluzione ideale per risolvere rapidamente ed economicamente il problema.
Ma quando sono vere tali caratteristiche? Iniziamo a parlare della banda trasportabile e della distanza superabile.
Innanzitutto va ricordato che la capacità di trasporto è direttamente proporzionale all’ampiezza del canale trasmissivo, ovvero della quantità di spettro elettromagnetico utilizzato come vettore dei nostri bit. Più sono i megahertz a disposizione del canale, più sono i megabit che potranno essere trasportati. Considerando un’ampiezza di canale di 21(+21) MHz, si traduce (considerando un’efficienza media di tre bit per hertz) nella capacità di veicolare verso gli utenti circa una 60tina di Mbps. Questo su piano teorico, perché poi bisogna fare i conti con una serie di fattori. Uno di questi è la distanza dell’utente dall’operatore. La distanza implica un progressivo affievolimento dell’intensità del campo elettromagnetico irradiato (che tende a dimezzarsi con il quadrato della distanza), e l’affievolimento determina una via via decrescente capacità di trasporto. In pratica, più è distante l’utilizzatore minore è la quantità di banda ovvero i megabit in grado di scambiare nell’unità di tempo. Un utente vicino all’antenna avrà una banda teorica a disposizione vicina al 100%, un utilizzatore distante alcuni chilometri potrà goderne solo di una frazione. Ciò significa che anche se WiMAX, dotandolo della massima potenza in antenna che la legge consente, in condizioni ideali è in grado di superare distanze di alcune decine di kilometri, a queste distanze è impossibile ottenere le stesse prestazioni (i famosi 60Mbps teorici) che potremmo invece avere a breve distanza. (va detto che vi sono molti altri parametri fisici che influenzano le prestazioni della trasmissione via etere, ma per semplicità qui ho descritto solo quelli più macroscopici).

NOTE: a) Le illustrazioni sono puramente esemplificative, per semplicità di rappresentazione i rapporti tra le lunghezze raffigurate non rappresentano le proporzioni reali I valori numerici espressi sono indicativi. b) nell’illustrazione la diminuzione di banda in funzione della distana è rappresentata per semplicità solo nel verso impianto⇒ utilizatore (download). In realtà la comunicazione è simmetrica pertanto va considerata anche l’attenuazione della banda nel verso utente ⇒ impianto (upload)
Come detto, un’altra caratteristica che rende WiMAX una tecnologia interessante per dare accesso last-mile agli utenti, è la sua capacità di sfruttare le riflessioni multiple delle onde radio sulle superfici per consentire, in alcuni casi e con peggioramento delle performances complessive, collegamenti anche non in linea di vista tra le antenne. Ma l’ambiente dove si riesce a sfruttare al meglio il multipath è l’ambiente cittadino, dove grazie alle numerose superfici verticali dei caseggiati le riflessioni sono molte. L’ambiente peggiore sono invece proprio le aree rurali dove scarseggiano le superfici riflettenti ed abbondano quelle assorbenti (alberi, pendii erbosi, etc..).

Da queste precisazioni si comprende quindi che WiMAX non consente di trasportare 60Mbps a distanze ragguardevoli persino in mancanza di linea di vista. WiMAX è una tecnologia nata per fare MAN (Metropolitan Area Network), ovvero il cosiddetto ultimo miglio, come tecnologia integrativa (più che alternativa) alle reti cablate. (E va aggiunto che la capacità di banda in antenna, ad esempio i 60Mbps teorici, viene condivisa tra tutti gli utenti simultaneamente attivi, non è indipendente per ogni utente. Quindi nel caso di applicazioni pesanti come il videostreaming, una manciata di utenti attivi consuma tutta la banda disponibile.)
La cosiddetta “mancanza di ADSL” in certe zone del Paese, non deriva dall’impossibilità (tranne qualche raro caso di situazioni logistiche compromesse) o di assenza di convenienza ad installare gli apparati ADSL nelle centrali telefoniche, bensì dall’indisponibilità di banda adeguata ad alimentarli. Ciò che manca nelle zone diagiate non è l’ADSL, ma la banda necessaria ad alimentare l’ADSL. Se manca per l’ADSL, la banda manca anche anche per WiMAX. Dove manca la banda non si può erogare il servizio ne tramite l’uno né l’altro. Se la banda c’è, l’utilizzo della prima o del seconda tecnologia è comunque possibile.
Quindi è il backhauling la principale causa del DigitalDivide: nelle aree rurali o montane non vi sono dorsali in fibra ad alta capacità (ma ogni paese c’è la centrale telefonica in grado di ospitare i DSLAM xDSL o un punto cospiquo dove installare un apparato wireless), quindi prima di poter dare accesso localmente agli utenti vuoi con sistemi xDSL che Wireless (WiMAX, Hyperlan), vanno realizzate le infrastrutture di backhauling che trasportano la banda internet alla zona da servire. Più distante è la zona, più è difficile raggiungerla e più è numeroso il bacino di utenti da servire (e quindi la banda totale necessaria da trasportare), maggiore è il costo per realizzare e manutenere un backhauling di capacità ed affidabilità adeguate.

Il backhauling è l’infrastruttura di rete che porta la banda internet ai siti che ospitano le apparecchiature per l’accesso utente (xDSL o wireless che sia). Puo’ essere realizzato in vari modi in funzione della banda, della topologia, della distanza (tipicamente fibra o ponti radio PDH o SDH, ma anche in HiperLan o WiMax se le distanze da superare sono brevi e non è richiesta molta capacità di trasporto).
Rete di accesso:
- dove già esiste la tradizionale cablatura telefonica in rame, WiMAX non è necessariamente più conveniente dell’ADSL, il più delle volte in questi casi risulta addirittura molto meno conveniente;
- nelle aree rurali e montane (e in generale in quelle dove vi è scarsa numerosità di utilizzatori e ridotta probabilità di interferenze radio), l’accesso wireless è realizzabile già oggi con la più economica (ma di performances similari) tecnologia HiperLan;
- performances: un DSLAM è in grado di veicolare una quantità di banda garantita molto superiore ad un numero molto più grande di utenti di una cella WiMAX. WiMAX non può quindi costituire una tecnologia di sostituzione rispetto alle reti cablate (in rame e soprattutto in fibra), se non per le applicazioni internet più leggere. Impensabile poterla utilizzare per le applicazioni di videostreaming (YouTUBE, IPTV, ..), dove un ridotto numero di utenti attivi simultanei saturerebbe la capacità della cella;
- WiMAX risulta interessante per raggiungere quei (pochi) utenti che non possono essere raggiunti dall’ADSL a causa dell’elevata distanza dalla centrale telefonica e conseguente eccessiva attenuazione della linea;
- WiMAX consente agli operatori alternativi di avere a disposizione una rete senza essere come adesso essere subordinati ad affittare (wholesale o unbundling) da Telecom Italia le varie componenti dell’infrastruttura di accesso, la cui convenienza va però valutata con la consapevolezza dei limiti di performances e sotituibilità, in particolare tenendo conto della prospettive di evoluzione dei profili di consumo di banda degli utenti nei prossimi anni;
- WiMAX nella banda dei 3.5GHz è inadatto a fornire servizi wireless in mobilità (dati e/o voce) confrontabili con quelli UMTS sui 2,1 GHz, a causa della ridotta o nulla penetrazione indoor del campo elettromagnetico a quella lunghezza d’onda;
Ultimi commenti