"Ma perchè non lo pubblichi sul tuo blog?"
Questa è una delle frasi che mi sento più spesso dire da amici e colleghi quando in una conversazione, in uno scambio di email, in un convegno, ho l'occasione di esprimere una qualche considerazione, speculazione, previsione, analisi etc.. che appare interessante, su i risvolti di un qualche argomento attinente i temi che seguo per interesse personale e per professione (e che in buona parte coincidono).
La risposta che normalmente do è "Perchè non ho un blog". E la replica immancabilmente è "Ma come, proprio tu non hai un blog?"
Ma è noto che i calzolai, le proprie scarpe, le hanno sempre rotte. E le mantengono rotte un po' per pigrizia, un po' perchè "tanto le posso riparare in un qualsiasi momento", un po' perchè si da priorità alle cose contingenti trascurando quelle personali.
E quindi la tipica giustificazione che si da è "Perchè non ho tempo! Fare un blog è un'attività time-consuming pressocchè giornaliera, non ho il tempo di starci dietro, purtroppo, ammiro chi ci riesce e con successo, ma io proprio non ce la faccio, mi manca il tempo mentale e fisico! Non riesco a leggere quelli interessanti degli amici più vicini, figuriamci gestirne uno tutto mio". Ma non è vero, è solo una scusa verso se stessi e verso gli altri. La verità, in molti casi, è che in realtà non si ha un motivo per farlo.
Allora, dal momento che il blog l'ho attivato, qual'è il motivo che ho trovato per dedicarci testa e tempo?
Beh, innanzitutto perchè l'abituale scambio di vedute con amici e colleghi via email o peggio, le innumerevoli conference call, sono un'ottimo strumento per condividere e sviluppare idee, ma sono anche il modo migliore per disperderle, per sprecarle, per limitarne la diffusione e lo sviluppo: la posta elettronica consente di aprire velocemente dei thread per scambiare vedute tra due o più persone e di archiviarli nella propria mailbox, ma ogni qualvolta si desidera allargare il giro di partecipanti al thread, ci sono limti nella reale riutilizzabilità dello storico dei commenti. Inoltre in un thread gestito via email o attraverso qualche forum tematico, si gestisce meno bene il fluire dei temi e dei pensieri fatti con i propri interlocutori. Perchè capita l'occasione di iniziare a discutere di un certo argomento casualmente con un certo gruppetto di persone e non con altre per puro caso o perchè non si è pensato di coinvolgerli o perchè non erano al momento disponibili, per poi sentire la necessità o il piacere di coinvolgere a distanza di tempo coloro i quali non avevano partecipato inizialmente, che però così si son persi le battute iniziali e tutte le sfumaure che hanno maturato e volto la discussione in una certa direzione. Per non parlare poi delle conference call o dei convegni e seminari, sempre interessantissimi e stimolanti ma che, come si sa, verba volant...
Il blog può essere un fenomenale strumento per evitare di disperdere conoscenza, anzi per poterla aggregare, conservare, diffondere, accrescere, mantenendo tutte o quasi tutte le sfumature delle discussioni.
Consente di lanciare o riprendere un tema, incollarci su i messaggi email già scambiati precedentemente con gli amici ed allargarne facilmente la condivisione con altri corrispondenti.
Ed io ho bisogno di questo. Ho bisogno che il gran lavoro intellettuale (dove per "gran", preciso per non esser tacciato di presunzione, intendo voluminoso) quotidianamente sviluppato nelle infinite confcall email, et.. non venga disperso, ma il più possibile condiviso. Quindi il mio blog innanzitutto come uno strumento collaborativo dove discutere tutti quanti assieme sapendo che su un blog nulla si perde, molto si stratifica, tutto si condivide.
Perchè un blog e non un forum o un'altro strumento collaborativo? Ma perchè consente di meglio leggere nella personalità di chi lo gestisce, e quindi di meglio cogliere la filosofia dei thread sviluppati.
I post "of-topic" pubblicati (tipicamente su piccole considerazioni o esperienze estemporanee di carattere personale) i libri ed i link consigliati, il "giro" di blog nel quale si è coinvolti, la tipologia e la qualità dei commenti ricevuti, etc aiutano a entrare in "intimità intellettuale" con il giro degli abituè del blog, e quindi sentirsi più a proprio agio nel esprimere a propria volta commenti o a suggerire temi di discussione. Un po' come quando si entra a casa di un vecchio amico, si sa già dov'è il bagno, il cane ti riconosce, se l'amico ti delega a fare il caffè per gli altri sai già dove trovare la maccinetta, il caffè e lo zucchero (in genere mai riposti in luoghi "ovvi"), e ci si permette qualche confidenza in più, che aiuta a dialogare di più. Perchè ci si conosce già bene. (per contro proviamo a pensare di come ci sentiamo legati quando entriamo per la prima volta in casa di un nuovo amico..i più timidi manco chiedono dov'è il bagno se devono far pipì..)
Il mio blog come una sorta di knowledge management informale e destrutturato. (e sul knowledge managemet credo che tornerò sopra, spero anche con il contributo di Paolo Valdemarin uno dei primi a cogliere la fondamentale importanza di strumenti di condivisione della conoscenza, o forse meglio della non-dispersione, all'interno delle organizzazioni e dei gruppi di lavoro, realizzando k-collector che consente di riassumere e sintetizzare in maniera strutturata informazioni prodotte in maniera destruttrata)
Quindi armamoci e partiam!
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